E, dopo 14 giorni dal trasferimento dell'embrione in utero, arriva una linea sola, sul test, a spaccare in due il cuore e la speranza.
Una. A sottolineare la solitudine e l'assenza.
La mia prima fivet (ma anche la mia seconda, ve lo anticipo) finisce così, con un test negativo e un pianto che libera il dolore e che annaffia la terra fertile da cui risorgere, ancora e ancora.
Non si è mai pronti davvero all'insuccesso, e forse neanche al successo, ossia all'essere genitori, anche se si è consapevoli delle percentuali di riuscita.
La sofferenza, la rabbia e il senso di ingiustizia tornano, quelle emozioni che da anni pensavamo non ci appartenessero più.
Tornano e richiedono accoglienza e attenzione, rendendoci madri del nostro dolore.
E del dolore saremo madri, come lo saremo della gioia. Perchè entrambi sono figli della Vita, gemelli nati in un abbraccio.
A seguire un video troppo lungo, troppo crudo, troppo struggente.
Ma era venerdì 10 febbraio 2017: questa donna ha riso e gioito, e pianto, ancora tante volte. E ancora lo farà.
Non smettere mai di sperare, ci riproverai Emma!!! Sei una super donna!!!
RispondiEliminaUn grande abbraccio
Spero e, al contempo, accetto l'insuccesso. La vita è una sorpresa
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