I miei liv

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giovedì 30 marzo 2017

La mia storia senza filtri. Prima Fivet

Oggi è il 30 marzo 2017: dopo due fivet fallite, eseguite rispettivamente a gennaio e febbraio, scorro i video nei quali ho raccontato gli aspetti medici e tecnici, ma soprattutto emotivi, del nuovo percorso intrapreso.

Mi soffermo su uno, piuttosto lungo. Sicuramente troppo lungo e dispersivo per le esigenze comunicative che impone un blog.
Eppure, a seguire, lo posterò, poichè in esso ho raccontato la mia storia di donna adulta, non solo relativamente alla fecondazione assistita.
Lo posterò perchè l'infertilità porta con sè frustazione e mortificazione della potenza creatrice, ma si supera, metabolizzando il dolore fino ad amarsi, come figlie di sè.

Io, che scrivo di storie di donne, donne sconosciute ma anche appartenenti alla mia famiglia, non ho mai pubblicato la mia di storia.
Non a caso, se pur  involontariamente, il mio primo romanzo non contiene i dettagli della mia vita, mentre il mio secondo, pur essendo una saga familiare, si interrompe nel giorno del mio menarca, a dodici anni. Il momento in cui, più simbolicamente che meramente fisicamente, si comincia a lasciare l'infanzia e a crescere come donne.

Ed eccomi qui, Emma senza filtri d'inchiostro, in questo video che ha i ritmi di un flusso di coscienza.

Parlo di me come figlia, come ex moglie, come moglie, come amica, come madre. Mi definisco sulla base di relazioni che sono fondamentali nella vita di ciascuno e che si evolvono con noi, rendendoci, attraverso il perdono e la comprensione dell'altro, più indulgenti verso noi stessi. 
Racconto le mie gioie e i miei dolori, tutte, se pur non in sequenza ordinata, con una naturalezza che quasi mi sorprende.

E mi definisco amata. Lo ribadisco più volte, nel video, questo mio dono prezioso, con un accenno di commozione.
Mi commuovo anche ora, nel riguardarmi. Perchè è assolutamente vero: io amo e sono amata esattamente per quello che sono, nella mia imperfezione. Ed anche io mi amo.



mercoledì 29 marzo 2017

Alla ricerca dei sintomi di gravidanza. Prima Fivet


Tutto può avere un aspetto ironico.
Anche una fecondazione assistita.
Anzi, ridere e sorridere dovrebbe essere previsto come terapia: forse non sveglierà ovaie ronfanti, forse non aiuterà l'embrione nell'impianto, ma di sicuro aiuterà la coppia infertile a mantenere un minimo di equilibrio mentale!

Il video che segue riguarda l'ossessione femminile che si sviluppa circa una settimana dopo il transfer dell'embrione (o degli embrioni) e continua fino all'esame delle beta.
Di che osessione parlo? Della ricerca, o meglio caccia, al sintomo rivelatore di gravidanza prima che trascorrano i giorni necessari per poterlo sapere grazie a prove schiaccianti.
Ed ecco, allora, che molte di noi, dopo aver trascorso notti a digitare su google per acquisire il numero più alto possibile di informazioni, cominciano a prestare attenzione ad oggi messaggio del proprio corpo, concentrandosi su seno e addome, ma non escludendo nessuna parte.

In realtà, con la logica lo sappiamo, i sintomi premestruali sono affini a quelli dell'inizio di una gravidanza e l'assunzione del progesterone, prevista nel protocollo, certo non rende più semplice la questione, portando con sè numerosi effetti collaterali che possono essere confusi con successo o insuccesso.

Non resta che aspettare 14 giorni (o meno, nel caso di blastocisti) dal pick up, ossia dall'aspirazione degli ovuli e successiva fecondazione in laboratorio di essi, lo sappiamo. Ma non possiamo resistere!



martedì 28 marzo 2017

Perchè fare fecondazioni assistite invece che adottare? 5 motivi

Tale post necessita di una premessa importante.
Non ci sono mamme "vere" e mamme di serie B.
Non ci sono forme di genitorialità migliori e altre meno totalizzanti.
Si è mamma e papà. Punto. Non occorrono specificazioni.

Ma l'iter per diventare genitori non è sempre lo stesso: c'è chi concepisce naturalmente (80% delle coppie); c'è chi ha difficoltà a concepire e ricorre alla PMA (Procreazione Medicalmente assistita); c'è chi adotta.
L'ordine di comparizione non corrisponde ad una presunta gerarchia fra le opzioni.

Chi sceglie l'iter della PMA risponde a se stesso e, in seguito, a molti altri, a seguito di domande in merito, sul perchè non ha privilegiato la scelta dell'adozione.
A volte le richieste altrui sono frutto dell'affetto e del desiderio di suggerire e incoraggiare, altre, invece, sono dettate dal biasimo verso chi si accanisce contro natura, negando amore a bambini che ne sono bisognosi.

Quelli che seguiranno sono i miei motivi personali, come si conviene a un blog che include ne ltitolo stesso la parola "diario". Non voglio fare proselitismo nè giustificarmi. Solo raccontarmi.

1. L'adozione non è un percorso connesso con l'infertilità.
Essere infertili non rende idonei genitori adottivi, così come l'essere fertili non esula dal poter intraprendere un percorso di adozione.

2. L'adozione non è un ripiego conseguente all'insuccesso della PMA.
Per adottare bisogna aver perfettamente elaborato il lutto della propria infertilità (ossia aborti e gravidanze mancate) e desiderare proprio quel bambino e nessun altro, arrivato in quel modo e non attraverso il proprio grembo.

3. La scelta della PMA non esclude quella dell'adozione.
Ci sono coppie che compiono le strade in parallelo, altre in fase della vita distinte. L'importante è essere genitori idonei al bambino, che è l'unico ad avere diritto ad una famiglia.

4. L'adozione rende mamma e papà come tutti gli altri, ma richiede un percorso di accoglienza speciale.

Riporto, a seguire, la mia esperienza finora, che non esclude evoluzioni successive.
Essendo figlia di una donna adottata e avendo come "sorella" un'amica, non considero il DNA come unico elemento di legame viscerale e familiare.

Anni fa, già vivendo in Danimarca, ho contattato vari tribunali italiani per chiedere informazioni circa la nostra condizione di coppia risiedente all'estero da meno di tre anni, tenuta quindi ad un percorso di adozione, ma in primis ad un ottenimento dell'idoneità, in Italia.

Ho avuto estrema difficoltà nel reperire leggi e spiegazioni in merito dagli organi preposti. Solo il ministero degli esteri, non senza mia insistenza, mi ha fornito le delucidazioni necessarie.

Decidemmo di aspettare per poter semplificare adottando nella nazione in cui siamo residenti, per ovviare ad un iter burocratico già non snello per chi ha una condizione diversa dalla nostra.

Al momento i tempi sono legalmente maturi, ma noi, consapevoli che la nostra vita è in continuo spostamento per esigenze lavorative, pensiamo sia meglio offrire ad un bambino addottato, ossia che ha vissuto l'abbandono e il cambiamento di lingua e cultura in modo a volte traumatico, una vita radicata in una città e una relazione affettiva solida con parenti, in primis i nonni, e amici.

Decisione giusta? Non lo so. Per il momento è la nostra scelta ragionata.


5. Non si adotta perchè si vuol "fare del bene".
Si adotta senza senso di "beneficienza", ma con il medesimo desiderio con cui si concepisce un bambino. Si adotta per diventare mamma e papà, per rispondere ad un proprio egoistico (e sano) desiderio di genitorialità, perchè quel bambino non è un bisognoso che soffre, ma, semplicemente, NOSTRO FIGLIO.





lunedì 27 marzo 2017

Sogni e Delusioni post Transfer. Prima Fivet

Febbraio 2017

Ho voluto mettere a confronto due video registrati, nel corso della prima fivet, a distanza di pochi giorni.
Oltre le parole pronunciate, parlano le immagini.

Nel primo si vede una donna dagli occhi bistrati e sognanti, dall'ovale disteso del viso, incorniciato dai capelli che si concedono un boccolo accennato.

La donna racconta, speranzosa se pur consapevole delle basse percentuali di riuscita del trattamento, la "cova", termine poco medico, ma decisamente calzante, per descrivere le due settimane che separano l'impianto dell'embrione dal test di gravidanza, il quale svelerà se il tentativo di fecondazione è stato un successo o un insuccesso.

Nel secondo appare una donna con le guance arrossate dal pianto che spiccano sul'incarnato bianchissimo.
Distesa sul letto, senza trucco e con i capelli ancora umidi per la recente passeggiata sotto la pioggia, ella racconta di come ha appreso, tramite lettera in danese, che nessuno dei suoi quattro embrioni rimasti è sopravissuto in laboratorio, per essere poi congelato e impiantato in successivi tentativi senza dover ricorrere a nuove stimolazioni ormonali.

La donna è la stessa.
Sono sempre io: forte, decisa, romantica, triste, sfiduciata.
Sono sempre io, che cado e mi rialzo e so che lo rifarò, anche quando sono in fondo il pozzo.
So che le mie unghie si conficcheranno nelle pareti fangose e riguadagnerò la luce.

Vi anticipo che la fivet in questione ha avuto esito negativo, ma... to be contined!







sabato 25 marzo 2017

Perchè scrivere un blog "sui fatti propri"? 5 buoni motivi

Perchè scrivere un blog sui "Fatti propri"?

Chiederselo è comprensibile. Perchè una donna normale, non una VIP con uno stuolo di giornalisti al seguito, dovrebbe condividere una sfera molto intima della propria vita, nello specifico la ricerca di un figlio tramite fecondazione assistita? 
Dove è finito il senso del pudore? A cosa si è disposti a fare, pur di apparire? Domande sensate, a cui vorrei rispondere con il metodo collaudato dei "5 buoni motivi" che caratterizzano anche i blog più seri e titolati.

1. Scrivere è terapeutico quanto, e forse più, che assumere ormoni: permette di fare il punto e di far emergere verità che solo la riflessione (speculare) che il foglio bianco esige può far risultare lampanti. 

2. Scrivere è comunicazione, ossia ricerca di confronto e condivisione. 
Un blog permette di entrare in contatto, spesso non solo virtuale, con persone che possono comprenderti, insegnarti, confortarti. 
Oppure ti offre l'occasione di renderti utile a chi vive un iter analogo, ma ha meno esperienza sia in campo medico e tecnico che, soprattutto, in quello della metabolizzazione del dolore.

3. Scrivere consente di avere voce e infrangere tabù. 
Le donne affette da endometriosi o altre patologie, le donne infertili, le donne che cercano una gravidanza o intraprendono il percorso verso l'adozione, le donne che hanno rinunciato a tale sogno ma non al sorriso... queste donne esistono. 
E sono belle e perfette, nella loro straordinaria anormalità. Sono felici, soddisfatte, caparbie.

4. Scrivere e metterci la faccia (anche letteralmente, attraverso i video), mettendo in luce fragilità e insuccessi, ha una valenza sociale che si contrappone al falso e deleterio stereotipo della donna vincente e femminile solo se dipinta da colori edulcorati e non sporca del fango della risalita. 
Le Donne vere vincono, in vari modi, battaglie ardue, eppure, oltre ad essere guerriere, sono anche mogli, amiche, sorelle, colleghe, conoscenti. Noi ci siamo. 

5. Scrivere è un atto libero e liberale: così come è lecito esprimersi, lo stesso potere di scelta è dato al lettore. Basta un click per passare ad un blog successivo o a un articolo di attualità o alla lettura di un bel libro. 

Benvenuti.




martedì 21 marzo 2017

Post Transfer: Prima Fivet

Febbraio 2017



Post Pick-up: Prima Fivet

Febbraio 2017


Pre pick-up: Prima Fivet e riflessioni sull'endometriosi

25 Gennaio

Il giorno prima del pick-up, voglio raccontare la mia esperienza di donna con endometriosi.
Il dolore scava, mette alla prova, ma ci rende quello che siamo.
L'endometriosi è una malattia che va curata e accolta, perchè è parte della donna che ne è affetta.




Buchiamoci! Prima Fivet: stimolazione ovarica con Gonal F e Orgalutran

Gennaio 2017

Il video che segue non è relativo al primo giorno di terapia, quando io e Pietro, in preda al terrore nel maneggiare gli aghi, abbiamo involontariamente dato vita ad un siparietto tragicomico.
Fortunatamente, si prende subito la mano alle iniezioni sottocutanee, anche se il rischio di rompere un capillare e ritrovarsi con un livido da boxeur è sempre dietro l'angolo.







Iter PRIMA FIVET

INFERTILITY CENTER di Copenhagen
Gennaio-Febbraio 2017


età lei: 39 anni
età lui: 41 anni

causa infertilità: endometriosi


trattamento: FIVET OMOLOGA

Stimolazione:
4 giorni Gonal F 75 mg;
3 giorni Gonal F 87,5 mg;
3 giorni Orgalutran;
1 giorno Ovitrelle.

Pick-up:
prelievo di 5 ovuli in anestesia locale.

Transfer:
impianto di un embrione top quality di 2 cellule in seconda giornata.

Post Transfer:
3 ovuli di progesterone al giorno per 14 giorni

Esito:
test di gravidanza: negativo

Note:

Nessuno dei restanti 4 embrioni, se pur fecondati, ha raggiunto lo stadio di blastocisti, quindi non c'è stata crioconservazione.

La legge danese prevede l'impianto di massimo due embrioni, ma bisogna precisarlo e firmarlo o verrà impiantato un solo embrione.





Alla ricerca di Ludo

Aspetta.
Ascoltami.
Sono una Donna come te.

Ho iniziato a cercare un figlio molti anni fa, dieci per la precisione.
Durante i due anni di tentativi mirati, includenti tre mesi con terapia di clomifene citrato, rivelatasi devastante, non ho mai pensato al nome Ludovico/a.
Avevo scelto Matilde e Davide.
Avevo ventinove anni: un'altra età. E un altro corpo, minuto. E un'altra forza, tutta da scoprire. E un altro marito.

Oggi ho dieci anni in più: sono una Donna che ogni giorno diventa più tale.
Sono più formosa. Sono consapevole che la mia fragilità è la base su cui posso costruire la mia forza e, soprattutto, il mio coraggio. Sono divorziata e sposata con il mio Pietro.
E, quando dopo i transfer, al momento due, ho avuto la percezione di alcune cellule dentro di me le ho chiamate "Ludo", senza rifletterci.
Forse perchè mi ricorda il termine latino "ludus" ed è il gioco spensierato, come metafora, che auguro a mio figlio, a quello che, forse, un giorno, sarà vivo e a quelli che non lo sono e non saranno mai.
A quelli che non so dove siano, ma spero siano sempre cullati dalla mia memoria.

Questo è un blog che tratta di fecondazione assistita.
Ci saranno sigle, tecniche, nomi di farmaci. Tutto quel vocabolario di sigle e acronimi che sono ignorati da un fertile.
E ci saranno emozioni, considerazioni e percorsi, come in ogni diario che si rispetti.

A chi è rivolto il mio blog?

A te che digiti convulsamente domande su google per sentirti meno sola, meno spaventata, meno sfortunata.
A te che non sei mamma e ti senti, erroneamente, incompleta.
A te che piangi sui tuoi fallimenti e ti senti, erroneamente, infelice.
A te che piangi di commozione davanti a due linee rosa. Perchè te le sei guadagnate con immensa fatica.

A me, che non mi arrendo. A me che amo la vita. A me che sarò capace di essere felice, comunque vada.