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martedì 28 marzo 2017

Perchè fare fecondazioni assistite invece che adottare? 5 motivi

Tale post necessita di una premessa importante.
Non ci sono mamme "vere" e mamme di serie B.
Non ci sono forme di genitorialità migliori e altre meno totalizzanti.
Si è mamma e papà. Punto. Non occorrono specificazioni.

Ma l'iter per diventare genitori non è sempre lo stesso: c'è chi concepisce naturalmente (80% delle coppie); c'è chi ha difficoltà a concepire e ricorre alla PMA (Procreazione Medicalmente assistita); c'è chi adotta.
L'ordine di comparizione non corrisponde ad una presunta gerarchia fra le opzioni.

Chi sceglie l'iter della PMA risponde a se stesso e, in seguito, a molti altri, a seguito di domande in merito, sul perchè non ha privilegiato la scelta dell'adozione.
A volte le richieste altrui sono frutto dell'affetto e del desiderio di suggerire e incoraggiare, altre, invece, sono dettate dal biasimo verso chi si accanisce contro natura, negando amore a bambini che ne sono bisognosi.

Quelli che seguiranno sono i miei motivi personali, come si conviene a un blog che include ne ltitolo stesso la parola "diario". Non voglio fare proselitismo nè giustificarmi. Solo raccontarmi.

1. L'adozione non è un percorso connesso con l'infertilità.
Essere infertili non rende idonei genitori adottivi, così come l'essere fertili non esula dal poter intraprendere un percorso di adozione.

2. L'adozione non è un ripiego conseguente all'insuccesso della PMA.
Per adottare bisogna aver perfettamente elaborato il lutto della propria infertilità (ossia aborti e gravidanze mancate) e desiderare proprio quel bambino e nessun altro, arrivato in quel modo e non attraverso il proprio grembo.

3. La scelta della PMA non esclude quella dell'adozione.
Ci sono coppie che compiono le strade in parallelo, altre in fase della vita distinte. L'importante è essere genitori idonei al bambino, che è l'unico ad avere diritto ad una famiglia.

4. L'adozione rende mamma e papà come tutti gli altri, ma richiede un percorso di accoglienza speciale.

Riporto, a seguire, la mia esperienza finora, che non esclude evoluzioni successive.
Essendo figlia di una donna adottata e avendo come "sorella" un'amica, non considero il DNA come unico elemento di legame viscerale e familiare.

Anni fa, già vivendo in Danimarca, ho contattato vari tribunali italiani per chiedere informazioni circa la nostra condizione di coppia risiedente all'estero da meno di tre anni, tenuta quindi ad un percorso di adozione, ma in primis ad un ottenimento dell'idoneità, in Italia.

Ho avuto estrema difficoltà nel reperire leggi e spiegazioni in merito dagli organi preposti. Solo il ministero degli esteri, non senza mia insistenza, mi ha fornito le delucidazioni necessarie.

Decidemmo di aspettare per poter semplificare adottando nella nazione in cui siamo residenti, per ovviare ad un iter burocratico già non snello per chi ha una condizione diversa dalla nostra.

Al momento i tempi sono legalmente maturi, ma noi, consapevoli che la nostra vita è in continuo spostamento per esigenze lavorative, pensiamo sia meglio offrire ad un bambino addottato, ossia che ha vissuto l'abbandono e il cambiamento di lingua e cultura in modo a volte traumatico, una vita radicata in una città e una relazione affettiva solida con parenti, in primis i nonni, e amici.

Decisione giusta? Non lo so. Per il momento è la nostra scelta ragionata.


5. Non si adotta perchè si vuol "fare del bene".
Si adotta senza senso di "beneficienza", ma con il medesimo desiderio con cui si concepisce un bambino. Si adotta per diventare mamma e papà, per rispondere ad un proprio egoistico (e sano) desiderio di genitorialità, perchè quel bambino non è un bisognoso che soffre, ma, semplicemente, NOSTRO FIGLIO.





2 commenti:

  1. Mi viene in mente una sola parola cara Emma:
    A/M/O/R/E, tutto parte da esso è con esso si smuovono anche le montagne!!
    Credo che tu ne abbia da vendere!!
    Brava!!!

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  2. Amore. Per la vita, per gli altri e anche per se stessi!

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